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venerdì 25 maggio 2012

Il clima frena la calza, l’export la salva

CASTEL GOFFREDO »PARLA IL PRESIDENTE DEL CENTRO SERVIZI
Gambetti: «Il 2011 prometteva bene, il caldo autunnale ha rovinato tutto».Aconsuntivo si è perso uno 0,5%


Un’occasione perduta per dare un calcio alla crisi. E non per colpa dei produttori. Si può sintetizzare così la situazione dell’industria della calzetteria alla fine del 2011. A spiegarla è William Gambetti, da poco nominato presidente del Centro servizi calza di Castel Goffredo. «Fino alla fine di agosto - comincia Gambetti -, l'export mostrava una crescita media del 5,2% con un mercato domestico sostanzialmente invariato. In media, la crescita totale era circa del 3%».


Poi cos'è successo?
Settembre e ottobre hanno mostrato un forte calo di ordinativi e fatturazioni, minando i risultati all'inizio della stagione più importante per il comparto, l'autunno inverno.


Per quali motivi?
Abbiamo vissuto il settembre più caldo in tutta Europa degli ultimi 150 anni, una situazione climatica proseguita fino a metà ottobre. Questo ha influenzato il riordino a causa degli stock invenduti: circa due mesi di mancata vendita, con un periodo ulteriore per ridurre gli stock esistenti in filiera. Poi sono arrivate le pressioni della seconda ondata recessiva dopo la prima di fine 2008, un fattore che, unito alla crisi dei debiti sovrani nell’eurozona, ha prodotto effetti sui comportamenti di acquisto dei diversi attori economici. Infine, i ritardi di pagamento legati alle difficoltà creditizie hanno spinto i clienti a limitare il prodotto ordinato per contenere gli investimenti in circolante; e l'aumento del rischio di credito ha portato diversi produttori a rivedere le politiche di vendita.


Il bilancio finale? Le vendite estere sono cresciute dello 0,9% , quelle interne diminuite del 2,1%; in totale, circa un -0,5%. Naturalmente questa è la media, la situazione è molto diversa da azienda ad azienda: migliore per chi ha più propensione all'export.

In altri settori è andata molto
peggio...
Sì, ma i dati di agosto avevano fatto sperare in meglio.


E il 2012,come procede? Speriamo in una ripresa rapida dell’economia. Ma gli effetti positivi non potranno essere visti prima della 2ª metà dell'anno. Clima e credito permettendo. Parlo di credito perché le mancate vendite di fine 2011 produrranno tensioni di liquidità nel momento in cui si preparano le nuove produzioni legate ai nuovi campionari. Contiamo perciò sul sostegno finanziario al comparto. Ma manteniamo comunque una posizione ottimista e una certa grinta nel perseguire gli obiettivi.


Sul fronte occupazionale che segnali arrivano? È difficile analizzare l’occupazione, laddove vengono a incrociarsi fenomeni diversi: chiusure, riduzioni di personale, internazionalizzazioni...

Internazionalizzazioni o delocalizzazioni? Uso il primo termine perché non è automatico che si vada all'estero per ridurre il personale in Italia: spesso si tratta in realtà di uno sbocco su nuovi mercati. E magari chi è criticato per l’apertura di impianti all'estero, non lo è stato quando ha compiuto la stessa operazione restando in Italia. Tornando a noi, Castel Goffredo non sarà più quella di 20 anni fa,masviluppa ancora fatturati di rilievo. E chi ha investito, si è specializzato, sta correndo ancora forte. L’azienda medio- piccola ha meno difficoltà a ripartire se si specializza.

È una nota di ottimismo? Tendo a pensare sempre in positivo, e ritengo che il 2012 sarà un anno di riflessione, ma con molte prospettive che si stanno aprendo. La mia azienda sta vendendo in Cina. Non vivo questo Paese come uno spauracchio, ma come opportunità. E come me, molte altre aziende sanno internazionalizzarsi.


Un’ulteriore conferma del fatto che il futuro è legato sempre più ai mercati esteri? Viaggiando all’estero e parlando con gli operatori stranieri, la prima cosa che appare evidente e che in tutto il mondo l'Italia piace, anche se, magari, non piace agli italiani. Ma siamo fortunati ad essere italiani, per quel tocco in più di creatività che riusciamo a mettere nei prodotti. L’unico grande rammarico, è che sembriamo sempre più una vacca da mungere, anche se non c'è più latte. Cerchiamo di dare un po' da mangiare a questa vacca. Ci facciano rialzare tra una bastonata e l'altra, faremmo vedere cosa siamo capaci di fare, come Rocky contro Ivan Drago. Ma bisogna anche cercare di stare tutti dalla stessa parte, imprese e sindacati.


Parliamo del Centro servizi. Qualcuno lo critica, lei ritiene che abbia ancora un ruolo? Oggi ancor più di quando è nato, nel 1990, dalla volontà delle imprese del distretto, di Confindustria Mantova, delle associazioni artigiane, di Sistema Moda, della Regione Lombardia, della Provincia di Mantova e dell'allora Cassa Rurale di Castel Goffredo, ora Bcc, per realizzare progetti condivisi di sostegno alla calzetteria. Allora si puntava alla stabilizzazione della qualità del prodotto e alle prime innovazioni amministrative e organizzative, ora si guarda all'internazionalizzazione, alla comunicazione di qualità e all’eccellenza, ricerca e innovazione di prodotto, di mercato e di processo. E alla formazione, tanta formazione, come chiave del successo futuro. Ma ancor di più, siamo nati come struttura di rete per le imprese molto prima che questo concetto venisse lanciato come percorso di aggregazione per il successo dell'industria italiana fatta essenzialmente di piccole e medie imprese.







CENTRO SERVIZI CALZA, il 2011 chiuso con un attivo e numeri in crescita

Il bilancio 2011 del Centro servizi calza di Castel Goffredo ha chiuso con un piccolo risultato positivo. «Questo è molto importante - spiega il neo presidente Gambetti - per una struttura senza fine di lucro. Le attività del laboratorio sono leggermente diminuite per la contrazione degli affari nell'ultimo trimestre, mentre le attività di formazione hanno avuto in incremento superiore al 30%.

Inoltre abbiamo ridotto i costi di gestione del4%senza ridurre il livello di servizio. Risultati raggiunti senza interventi degli enti pubblici, che ormai da anni intervengono solo a fronte di progetti specifici. Ma più che al fatturato, guarderei all'attività realizzata: le imprese associate sono più di 100, con un ottimo+20%dal 2006.Ma l’attività non è rivolta solo ai soci: le aziende che hanno fruito dei servizi del centro sono state 395, di cui 140 per servizi tecnologici e 255 per servizi non tecnologici. L'attività dei servizi tecnologici è rivolta alle aziende sia della calzetteria femminile, sia della calzetteria maschile oltre la provincia di Mantova.

Fra le attività non tecnologiche - conclude il presidente -c’è la formazione, che nel 2011 ha erogato 560 ore (450 ore nel 2010) coinvolgendo 298 partecipanti (erano 160 nel 2010) per una media di 25 ore partecipante».

venerdì 26 agosto 2011

giovedì 7 aprile 2011